Domande & Risposte:

Quanta pasta si produce in Italia ogni anno?
3,3 milioni di tonnellate.

Quanti pastifici ci sono nel paese e come sono distribuiti?
In Italia esistono attualmente 139 pastifici: 58 in Italia settentrionale, 30 in Italia centrale, 40 nella parte meridionale del Paese e 11 tra Sicilia e Sardegna.

Si consuma più pasta al Sud o al Nord?
Al Sud. Un esempio: in Sicilia il consumo annuale pro capite è di 40 kg. In Trentino Alto Adige 20, circa la metà.

Quanti formati di pasta esistono?
Circa 200. Nella famiglia della pasta lunga, gli spaghetti sono senz’altro i più diffusi. Tra la pasta corta, penne e rigatoni.

Qual è il formato più venduto?
Da un’ultima rilevazione, i formati più venduti sono quelli di pasta corta.

Qual è il formato più in ascesa e quello più in declino?
Non esistono dati in merito, ma assistiamo a un crescente consumo di formati tipici regionali.

Esiste un rapporto tra consumo di pasta secca e pasta fresca?
Il consumo nazionale totale dice 91% pasta secca e 9% pasta fresca. Cioè, 1,4 milioni di tonnellate di pasta secca contro 144mila tonnellate di pasta fresca.

Dati 2012 raccolti da Unipi, Unione industriale pastai italiani.

“La nostra scoperta dimostra chiaramente che gli spaghetti vennero prodotti per la prima volta in Cina quattromila anni fa” ha dichiarato il capo del team degli archeologi, Houyuan Lu dell’Accademia delle Scienze di Pechino. “La pasta ritrovata assomiglia molto agli spaghetti del tipo La-Mian, realizzati secondo una tecnica tradizionale cinese che consiste nel tirare e allungare ripetutamente a mano l’impasto” prosegue Houyuan Lu. Parziale consolazione per gli italiani può arrivare dal fatto che anche le fonti letterarie facevano propendere per il primato asiatico.
La più antica menzione della ricetta appare infatti in un libro scritto in Cina durante la dinastia Han, tra il primo e il terzo secolo dopo Cristo. Altre tracce suggerivano che la pastasciutta fosse stata inventata in Medio Oriente e importata in Italia meridionale dagli arabi nel medioevo, durante le loro scorribande.

(Tratto da La Repubblica, 12 ottobre 2005)

L’etimo del termine maccheroni è controverso, potrebbe risalire al tardo latino “maccare” che sta per schiacciare, tipica operazione che avviene quando si pigia un impasto. Di fatto però l’espressione maccheroni divenne da subito sinonimo di ogni genere di pasta da mangiarsi asciutta, pur designandone in particolare una di forma corta, assomigliante a un cannello.
“Esser come il cacio sui maccheroni” [Capitare al momento giusto]
“Aspettare che piovano in bocca lasagne” [Agire con scarsa determinazione]
“Essere una pappardella” [Essere un disastro]
“Nuotar nelle lasagne” [Essere nell’abbondanza]
“Essere tutti della stessa pasta” [Essere tutti delle stessa natura]
“No capì na trofia” [Non capire nulla]
Con semole con una componente scadente di glutine (elemento del grano che lega l’amido e non lo rende solubile).

La collosità
Una pasta di cattiva qualità è quella che risulta collosa, si ammassa e presenta una superficie appiccicosa ancor prima di essere condita. Questo difetto può dipendere dal tipo di materia prima utilizzata (farina miscelata alla semola), o dalla tecnologia di produzione non completamente perfetta.

Il flavour
Termine che esprime l’insieme delle caratteristiche gustative, aromatiche e odorose tipiche della pasta e cioè un giudizio complessivo che indica la piacevolezza delle sensazioni che si provano durante la degustazione.

La cottura
La pasta dopo la cottura deve mantenere la sua dimensione originaria.

La tenuta dopo la cottura e scolatura, prima dell’aggiunta dei condimenti, serve per verificarne le qualità in quanto alcuni difetti delle paste tendono ad aumentare col passare del tempo e anche solo pochi minuti dopo la scolatura risultano immangiabili.

matterello, la rotella dentata ecc.

Nella sua formulazione più semplice dunque la pasta è cibo antichissimo, che ebbe origini del tutto indipendenti. Non ci sembra perciò giusto parlare di “invenzione” quando ci si riferisce ad un alimento la cui produzione ed il consumo sono naturali conseguenze dell’evoluzione della civiltà dei popoli. Ciò che comunque resta certo è che non fu Marco Polo a insegnarci a mangiare gli spaghetti! Ma non furono nemmeno i napoletani a dar origine alla pastasciutta. I maccheroni non sono nati a Napoli, ciò è storicamente accertato, ma in questa città hanno ricevuto senz’altro la loro massima esaltazione popolaresca: l’innata sapienza gastronomica del napoletano, fatta di entusiasmi, di intuiti e di sentori, ha subito accolto, arricchito e fatto proprio questo cibo.

(Tutte le informazioni sono tratte da: La Cucina italiana “La pasta”)